Il tasso BCE: un valore che indica il costo del denaro nell’Eurozona

Al momento dell’accensione di un mutuo, uno dei parametri da tenere in considerazione è quello del tasso di interesse. Oltre all’Euribor, cioè l’indice relativo all’interesse dei prestiti interbancari, i mutui sono influenzati anche agli interessi che le singole banche versano alla Banca Centrale Europea, che controlla il costo del denaro mediante uno specifico tasso.

In questa sede concentreremo l’attenzione proprio sul cosiddetto tasso BCE, cercando di descriverne la funzione, il suo valore e l’influenza che esercita sui mutui e sui singoli prestiti.

Che cos’è il tasso BCE?

Definito anche col termine di tasso REFI, poiché interessa anche le operazioni di rifinanziamento dei prestiti, il tasso BCE è l’indice che quantifica gli interessi che le singole banche devono pagare all’istituto di credito centrale per accedere al credito.

Dato che con l’avvento dell’Euro ogni paese aderente ha di fatto cessato di stampare la propria moneta, il tasso BCE influenza in modo inevitabile tutto il sistema economico di una nazione europea: infatti l’accesso al credito da parte di cittadini e imprese passa attraverso un prestito o un mutuo da accendere presso un istituto bancario, il quale a sua volta chiede un prestito alla stessa BCE per immettere liquidità all’interno dell’economia nazionale.

In altre parole il costo del denaro nella cosiddetta Eurozona è determinato dalle oscillazioni del tasso BCE.

Come funziona questo indice?

Il tasso BCE viene decretato ogni mese dopo una riunione dei vertici dell’istituto centrale di credito e viene confermato dalle singole banche nazionali e dai vertici dei paese dell’Eurozona.

A seconda della necessità o meno di immettere liquidi nell’economia dell’area Euro, il tasso può crescere o decrescere, influenzando di conseguenza sia i mercati finanziari che l’accesso al credito da parte dei singoli cittadini, in virtù dei meccanismi sopradescritti.

La situazione attuale

Attualmente il tasso BCE è pari a zero, e ha subito negli anni un continuo decremento, anche se costante e di una forbice mai molto ampia. Ciò è stato messo in atto in modo tale da favorire la stabilizzazione dei prezzi delle merci e da consentire ai titolari di mutui –  e in particolar modo di quelli a tasso variabile – di non avere troppa differenza economica tra una rata e l’altra.

Nel corso degli anni il tasso BCE è passato dal 4.5% allo 0% attuale, con le previsioni per gli anni futuri che propendono per un andamento negativo, il che consentirebbe a imprese, professionisti e cittadini di accedere con più libertà al credito bancario.

È chiaro che questa situazione fotografa comunque una crescita molto lenta in generale, specie in pesi come il nostro, in cui la crisi si è protratta per oltre un decennio e in cui un’inflazione elevata – il sintomo per eccellenza di un’economia in salute – è tutt’altro che prossima.

L’influenza del tasso BCE sui mutui

Come abbiamo già avuto modo di anticipare, i tassi d’interesse dei mutui bancari sono inevitabilmente influenzati dal tasso BCE: infatti il costo del denaro cui ha accesso in primis l’istituto di credito si ripercuotono sul cliente, abbassando o aumentando l’importo della rata finale, e incidendo di riflesso anche sull’indice Euribor, quello relativo al prestito interbancario, che influenza a sua volta gli interessi da calcolare sui mutui, e in particolare su quelli a tasso variabile.