leverage

Per valutare lo stato di indebitamento di un’azienda, e di conseguenza il grado di rischio derivato dall’investimento in essa da parte di soggetti terzi, esiste un apposito strumento finanziario, che negli Stati Uniti prende il nome di leverage, di cui cercheremo di capirne il funzionamento, descrivendone le caratteristiche teoriche e gli ambiti di applicazione pratica.

Che cos’è il leverage in economia aziendale?

Il termine americano leverage – che in italiano si traduce con leva finanziaria o rapporto di indebitamento – indica un parametro utilizzato per misurare quanto un’impresa faccia ricorso a prestiti o altre forme di finanziamento da parte di terzi.

Più il parametro di leverage risulta elevato, più l’azienda in questione ha un’attività definibile rischiosa in termini d’investimento, il che può essere letto in due modi:

  • un maggiore utile in prospettiva per il soggetto che investe nell’impresa, con margini di guadagno più ampi rispetto a categorie meno rischiose d’investimento;
  • un aumento degli oneri finanziari da parte dell’azienda, ossia un incremento degli sforzi economici sostenuti in bilancio per reperire capitali e fondi per lanciare e consolidare il proprio business.

Cosa comporta un fattore elevato di leverage per investitore e azienda?

È chiaro che il continuo ricorso da parte di un’azienda a capitali presi a prestito da banche o da investitori privati può portare, qualora il bilancio non sia più sostenibile, al fallimento dell’impresa stessa.

Per questa ragione un fattore elevato di leverage presenta per l’investitore un altrettanto rischio elevato di vedere dissipato il proprio capitale investito in quest’ultima.

Tuttavia, in caso di successo del business, i guadagni sarebbero molto più elevati rispetto ad altre tradizionali forme d’investimento, in virtù di tassi d’interesse commisurati al grado di rischio stesso.

Come si calcola la leva finanziaria di un’impresa?

La formula per calcolare il leverage di un’azienda si può esprimere come il rapporto tra la somma dei capitali propri e di quello degli investitori e il capitale medesimo dell’impresa.

Solitamente il rapporto di leverage è compreso tra 1 e 2 e a seconda del valore ottenuto si prospettano i seguenti scenari:

  • se il leverage è pari a 1, la società non possiede debiti ne confronti di terzi, o comunque non ha fatto ricorso a forme di credito;
  • se la leva finanziaria è compresa tra 1 e 2, questo significa che il capitale dell’azienda è superiore al valore del denaro prestato da soggetti terzi;
  • se infine il parametro è superiore a 2, significa che l’azienda ha un capitale proprio inferiore rispetto al denaro totale ricavato dagli investitori.

Che valore assume il leverage in termini finanziari per un investitore?

Sulla base di tali premesse, nel momento in cui un investitore decide di prestare capitali a scopo di guadagno ad una società quotata in borsa, è bene che sappia che il leverage molto elevato è indice di un altrettanto alto fattore di rischio, in quanto l’azienda in questione non dispone di sufficienti garanzie per coprire la somma prestata dai creditori.

Se invece il valore di leverage è compreso tra 1 e 2, il rischio assume minori entità, in quanto la società dispone di capitali propri almeno pari alla somma della liquidità frutto di investitori terzi.

Un valore di leverage pari a 1 è sinonimo infine di solidità finanziaria di un’azienda, che però si traduce in un minore guadagno per l’investitore, proprio in virtù dell’ampia disponibilità di liquidi del soggetto in cui si intende investire.