Il bailout: una forma di prestito per salvare aziende e istituti creditizi sull’orlo del fallimento
In tempi di crisi economica spesso si è sentito parlare di pratiche di salvataggio volte a salvaguardare gli istituti di credito, sia in ambito italiano che europeo.
Tra le procedure spesso messe in atto per sostenere economicamente una banca – ma anche un’azienda privata – che versa in un’evidente crisi economica vi è il cosiddetto bailout, termine finanziario che indica modalità specifiche d’intervento da parte delle istituzioni economiche di uno Stato – oppure ad opera di altri istituti finanziari privati – di cui parleremo in maniera più approfondita di seguito.
Che cosa si intende per bailout?
Per bailout si intende un sovvenzionamento economico da parte di istituzioni pubbliche o private in favore di un soggetto in grave difficoltà economica, o comunque molto vicino al fallimento, che può essere attuato applicando le seguenti strategie:
- mediante un prestito di denaro;
- per mezzo della sottoscrizione di obbligazioni;
- comprando titoli azionari della società in fallimento.
In alcuni casi le modalità di sovvenzionamento prevedono un rimborso da parte della società o della banca in crisi, entro determinati limiti di tempo.
Bail-in e bailout: qual è la differenza?
Il bailout alle volte richiama a livello semantico una procedura molto simile nei fatti, ma che prevede altre modalità di partecipazione al sovvenzionamento.
Stiamo parlando del bail-in, il quale prevede la partecipazione degli azionisti o degli obbligazionisti della società stessa alla strategia di salvataggio.
Perché si ricorre così spesso al bailout?
Indipendentemente dal fatto che l’ente creditore sia lo Stato stesso oppure un ente privato, il bailout a livello finanziario consente numerosi vantaggi per chi effettua il salvataggio di una società o una banca in fallimenti. Tra questi annoveriamo:
- l’acquisto di un gran numero di azioni a un prezzo vantaggioso;
- la possibilità di riqualificare l’azienda dall’interno, salvando i suoi asset sani e provvedendo a ristrutturare quelli inevitabilmente compromessi qualora possibile.
Inoltre il bailout può essere visto come l’unico modo per salvaguardare settori strategicamente importanti per una nazione, andando così a mettere al riparo i cittadini e il Pil da ulteriori ripercussioni socio-economiche ad ampio spettro.
Ciononostante, l’Unione Europea ha più volte ribadito l’impossibilità da parte degli Stati membri di ricorrere costantemente a questa procedura, in quanto i vincoli di bilancio stipulati da questi ultimi non prevedono sovvenzionamenti di questo tipo.
Il Decreto salva-banche e la situazione italiana
Una particolare procedura di prestito che si è verificata di recente nel nostro paese ha riguardato il salvataggio da parte del Stato di alcune banche nazionali, tra le quali rientravano Banca Etruria, Banca delle Marche, e le Casse di Risparmio di Chieti e Ferrara.
In questo caso il Governo italiano ha optato per la procedura di bail-in, stanziando quasi 4 miliardi di euro – 2 dei quali sono giunti da Intesa Sanpaolo e Unicredit – per salvare gli istituti in questione.
Questa procedura ha purtroppo avuto conseguenze molto gravi per gran parte degli azionisti di questi istituti, che al momento della dichiarata bancarotta non hanno potuto riscuotere i crediti versati negli anni.
Anche in questo caso il prestito statale, anche se comunque ha avuto una controparte privata, è stato ritenuto come necessario, e ha visto l’opinione pubblica dividersi riguardo all’utilizzo dei soldi dei contribuenti per far fronte a strategie finanziarie rivelatesi erronee da parte di banche private.